Non siamo soli.
Alcune stime: 40 miliardi è il numero di cellule che costituisce l’organismo umano adulto. Ma non siamo soli. Siamo ospitati, o ospitiamo, un numero di batteri 10 volte maggiore, moltissime specie diverse, per un peso pari a circa 2.5kg, portatori di 4 milioni di geni che, nel bene o nel male, lavorano anche per noi.
Una prima domanda che sorge, difronte a questi numeri, è: siamo ospiti o siamo ospitati?
Benessere, forma fisica e psichica, sopravvivenza, funzionalità degli organi, salute o malattia, dipendono dalla capacità di mantenere i parametri vitali entro livelli di normalità. A questo provvedono il sistema nervoso centrale, il sistema nervoso autonomo, il sistema endocrino e il sistema immunitario che, nell’insieme, formano una rete integrata. Sono noti diversi fattori, endogeni ed esogeni, in grado di stressare questa rete, con immediate o tardive ricadute su benessere e salute, fino a generare malattie.
Ovviamente, questo sistema psico-neuro-endocrino-immunologico ha una sua capacità di adattamento, in grado di opporsi alle forze perturbanti.
L’intestino, con i suoi 400 metri quadrati di superficie, svolge un ruolo fondamentale in questo equilibrio. Infatti, oltre alla ben note funzioni proprie in ambito nutritivo, è un organo neurologico (produce neuropeptidi e neuromediatori), endocrino (produce ormoni), immunitario (produce molecole segnale del sistema immunitario: le citochine).
Queste funzioni lo pongono in stretta relazione con tutti gli organi ed apparati di cui siamo fatti. E’ stato delineato un asse intestino-cervello (gut-brain axis), fino a definire l’intestino un secondo cervello. Infatti, tra intestino a cervello esiste un rapporto bidirezionale, in cui, attraverso la via dello stress, le emozioni condizionano struttura e funzioni dell’intestino e, reciprocamente, l’intestino, attraverso le molecole segnale che produce, condiziona le funzioni neurologiche, fino al comportamento.
La salute e il corretto svolgimento delle funzioni intestinali, a loro volta, dipendono dalla composizione del microbiota (soprattutto batteri, ma anche virus, funghi, parassiti) che popola l’intestino.
Esiste, pertanto, un rapporto di simbiosi (interazione stretta, benefica o dannosa) tra le cellule che ospitiamo e le nostre cellule, i nostri organi, il nostro corpo.
I componenti del microbiota sono preponderanti rispetto a noi, per cui viene da chiedersi se siamo più importanti noi o loro. Alcuni ricercatori hanno proposto il termine superorganismo, che comprende globalmente l’insieme formato da corpo umano e microbiota. Pertanto siamo un superorganismo.
Alcuni batteri del microbiota, infatti (lattobacilli e bifidobatteri), producono una sostanza chiamata butirrato, derivata dalla fermentazione dei carboidrati, che contrasta i batteri ’’cattivi’’, come farebbe un antibiotico naturale, risparmiando cioè quelli ‘’buoni’’, a differenza di quanto fa un comune antibiotico.
E’ stato stabilito che il “nucleo”del microbiota di ciascuno di noi si forma nei primi 3-4 anni di vita, senza poi modificarsi sostanzialmente.
Da ciò deriva l’importanza di favorire lo sviluppo di un microbiota ottimale, attraverso un parto naturale (non cesareo, laddove possibile) e l’allattamento materno.
L’intestino del feto è sterile fino alla nascita. Solo successivamente si colonizzerà di batteri, durante il parto per il passaggio attraverso il canale vaginale della madre.
Il latte materno contribuisce alla selezione del microbiota migliore per l’intestino del neonato. I tempi dello svezzamento dovrebbero essere tali da consentire l’adeguata maturazione della barriera dell’intestino, prima del contatto con sostanze allergizzanti.
In condizioni di eubiosi (flora batterica intestinale normale) questo complesso sistema è in equilibrio. In condizioni di disbiosi, invece, esiste uno sbilanciamento tra i ceppi che compongono il microbiota. Numerose ricerche stanno studiando il nesso tra un microbiota alterato e moltissime patologie, comprese obesità, sindrome metabolica, diabete, tumori, autismo e tante altr
Alla stabilità del ’’nucleo’’ del microbiota si contrappone la variabilità della maggior parte del microbiota che presenta una notevole diversifizione geografica, etnica e comportamentale.
I microbi ‘’buoni’’ vengono definiti ‘’commensali’’ e hanno seguito l’evoluzione nel corso di milioni di anni. Questa stretta alleanza, perciò, ha garantito milioni di anni di successi.
Tuohy (2014) ha rapportato la nota piramide alimentare della dieta mediterranea alle condizioni di eu-disbiosi. Ne è derivato un grafico molto interessante, in cui emerge l’esistenza di una relazione inversa e speculare di come dieta mediterranea e microbiota intestinale umano impattano sul rischio di malattie croniche.