Siamo un superorganismo

Non siamo soli.

Alcune stime: 40 miliardi è il numero di cellule che costituisce l’organismo umano adulto. Ma non siamo soli. Siamo ospitati, o ospitiamo, un numero di batteri 10 volte maggiore, moltissime specie diverse, per un peso pari a circa 2.5kg, portatori di 4 milioni di geni che, nel bene o nel male, lavorano anche per noi.

Una prima domanda che sorge, difronte a questi numeri, è: siamo ospiti o siamo ospitati?

Benessere, forma fisica e psichica, sopravvivenza, funzionalità degli organi, salute o malattia, dipendono dalla capacità di mantenere i parametri vitali entro livelli di normalità. A questo provvedono il sistema nervoso centrale, il sistema nervoso autonomo, il sistema endocrino e il sistema immunitario che, nell’insieme, formano una rete integrata. Sono noti diversi fattori, endogeni ed esogeni, in grado di stressare questa rete, con immediate o tardive ricadute su benessere e salute, fino a generare malattie.

Ovviamente, questo sistema psico-neuro-endocrino-immunologico ha una sua capacità di adattamento, in grado di opporsi alle forze perturbanti.

L’intestino, con i suoi 400 metri quadrati di superficie, svolge un ruolo fondamentale in questo equilibrio. Infatti, oltre alla ben note funzioni proprie in ambito nutritivo, è un organo neurologico (produce neuropeptidi e neuromediatori), endocrino (produce ormoni), immunitario (produce molecole segnale del sistema immunitario: le citochine).

Queste funzioni lo pongono in stretta relazione con tutti gli organi ed apparati di cui siamo fatti. E’ stato delineato un asse intestino-cervello (gut-brain axis), fino a definire l’intestino un secondo cervello. Infatti, tra intestino a cervello esiste un rapporto bidirezionale, in cui, attraverso la via dello stress, le emozioni condizionano struttura e funzioni dell’intestino e, reciprocamente, l’intestino, attraverso le molecole segnale che produce, condiziona le funzioni neurologiche, fino al comportamento.

La salute e il corretto svolgimento delle funzioni intestinali, a loro volta, dipendono dalla composizione del microbiota (soprattutto batteri, ma anche virus, funghi, parassiti) che popola l’intestino.

Esiste, pertanto, un rapporto di simbiosi (interazione stretta, benefica o dannosa) tra le cellule che ospitiamo e le nostre cellule, i nostri organi, il nostro corpo.

I componenti del microbiota sono preponderanti rispetto a noi, per cui viene da chiedersi se siamo più importanti noi o loro. Alcuni ricercatori hanno proposto il termine superorganismo, che comprende globalmente l’insieme formato da corpo umano e microbiota. Pertanto siamo un superorganismo.

Alcuni batteri del microbiota, infatti (lattobacilli e bifidobatteri), producono una sostanza chiamata butirrato, derivata dalla fermentazione dei carboidrati, che contrasta i batteri ’’cattivi’’, come farebbe un antibiotico naturale, risparmiando cioè quelli ‘’buoni’’, a differenza di quanto fa un comune antibiotico.

E’ stato stabilito che il “nucleo”del microbiota di ciascuno di noi si forma nei primi 3-4 anni di vita, senza poi modificarsi sostanzialmente.

Da ciò deriva l’importanza di favorire lo sviluppo di un microbiota ottimale, attraverso un parto naturale (non cesareo, laddove possibile) e l’allattamento materno.

L’intestino del feto è sterile fino alla nascita. Solo successivamente si colonizzerà di batteri, durante il parto per il passaggio attraverso il canale vaginale della madre.

Il latte materno contribuisce alla selezione del microbiota migliore per l’intestino del neonato. I tempi dello svezzamento dovrebbero essere tali da consentire l’adeguata maturazione della barriera dell’intestino, prima del contatto con sostanze allergizzanti.

In condizioni di eubiosi (flora batterica intestinale normale) questo complesso sistema è in equilibrio. In condizioni di disbiosi, invece, esiste uno sbilanciamento tra i ceppi che compongono il microbiota. Numerose ricerche stanno studiando il nesso tra un microbiota alterato e moltissime patologie, comprese obesità, sindrome metabolica, diabete, tumori, autismo e tante altr

Alla stabilità del ’’nucleo’’ del microbiota si contrappone la variabilità della maggior parte del microbiota che presenta una notevole diversifizione geografica, etnica e comportamentale.

I microbi ‘’buoni’’ vengono definiti ‘’commensali’’ e hanno seguito l’evoluzione nel corso di milioni di anni. Questa stretta alleanza, perciò, ha garantito milioni di anni di successi.

Tuohy (2014) ha rapportato la nota piramide alimentare della dieta mediterranea alle condizioni di eu-disbiosi. Ne è derivato un grafico molto interessante, in cui emerge l’esistenza di una relazione inversa e speculare di come dieta mediterranea e microbiota intestinale umano impattano sul rischio di malattie croniche.

Metilazione, transulfurazione e glutatione

La principale sorgente di gruppi metilici nel corpo è l’aminoacido metionina, di origine alimentare (carne a altri alimenti ricchi di proteine). In realtà la metionina apporta due tipi di molecole al corpo: gruppi metilici e molecole di zolfo. Entrambe le molecole seguono vie metaboliche che gravitano attorno al mondo della metilazione. I gruppi metilici entrano nelle reazioni di metilazione, mentre i gruppi sulfurici entrano nella via metabolica della transulfurazione. Il principale donatore di metili nel corpo è la S-adenosil metionina (SAMe) che deriva dalla metionina dopo aver assunto l’asenosina dal donatore ATP. Dopo aver donato il gruppo metilico la S-adnosilMetionina (SAMe) si trasforma in S-adenosil omocisteina (SAH). La SAH dona l’adenosina e si trasforma in omocisteina. L’omocisteina può trasformarsi in metionina, rigenerandola. Il ciclo si ripete nel corpo miliardi di volte al secondo, fornendo i metili per le preziose reazioni di metilazione che avvengono nel nostro corpo.

L’omocisteina può seguire una via diversa dalla rigenerazione della metionina, può divenire substrato della transulfurazione. La reazione che consente alla omocisteina di seguire la via della transulfurazione è irreversibile, per cui la molecola non potrà più rigenerare la metionina. Una delle molecole che si formano con la transulfurazione è il glutatione, fondamentale nei processi di detossificazione e anti ossidazione.

La metilazione, l’ombelico della biologia

La metilazione consiste nel trasferimento di un gruppo metilico ad un componente organico, attraverso un’aggiunta o una sostituzione. In entrambi i casi il gruppo metilico prende il posto dell’atomo di idrogeno del substrato.

Globalmente, la metilazione è inserita in un un complesso di processi molto elaborati, ingranati, interconnessi con altre importanti vie metaboliche (cicli) che concorrono a determinare ciò che noi siamo (fenotipo), come ci comportiamo, il nostro benessere fisico, psichico, mentale e sessuale.

Sono molto numerose le azioni che, in modo diretto o indiretto, la metilazione esercita nel nostro corpo:

  • La metilazione fornisce gli elementi costitutivi (basi) del nostro materiale genetico (DNA-RNA).
  • Regola l’espressione dei nostri geni, spegnendo geni dannosi e accendendo geni favorevoli.
  • Interviene nei processi di riparazione e guarigione, grazie alla formazione di acidi nucleici, alla sintesi di proteine, del collageno (salute del connettivo), dell’elastina (salute dei vasi, del cuore, del polmone).
  • Agisce sul sistema endocrino, regolando la sintesi e la trasformazione di ormoni, compresi gli ormoni sessuali (estrogeni e testosterone).
  • Agisce sul sistema nervoso, in quanto necessaria per la formazione della mielina, responsabile della regolare trasmissione dell’impulso nervoso.
  • Regola il metabolismo (sintesi e trasformazione) dei neurotrasmettitori (NTs): dopamina, serotonina, noradrenalina, melatonina), con un potenziale impatto sul tono dell’umore, le emozioni, oltre a tutti gli altri effetti sulla fisiologia degli organi e dei sistemi che queste molecole hanno.
  • Importante per quel che riguarda il corretto funzionamento dei nostri sistemi di detossificazione: metalli pesanti, xenobiotici, pesticidi, additivi, fenoli, glutammati, ammonio, farmaci, fitoterapici, solfiti). Il metabolismo dello zolfo dipende dalla metilazione (transulfurazionee glutatione).
  • Sovrintende l’eliminazione dei radicali liberi.
  • È importante per il processo allergico, per la regolazione dell’istamina.
  • Condiziona il metabolismo dell’omocisteina.
  • Interviene nel metabolismo dei grassi e del colesterolo, favorendone la mobilizzazione e l’utilizzo per la sintesi degli ormoni, della guaina mielinica e dei sali biliari.
  • Necessaria per la produzione della tetraidrobiopterina (BH4), critica oltre che per la sintesi dei NTs, per il ciclo dell’urea e l’eliminazione dell’ammonio, per l’eliminazione di molte tossine e per la sintesi della molecola NO, necessaria per la salute del cuore, dei vasi e molte altre funzioni.

La password molecolare: il gruppo metilico

Il gruppo metilico è una delle più comuni unità strutturali dei composti organici del corpo. E’ una piccola ma potente molecola, formata da 3 atomi di idrogeno legati a 1 atomo di carbonio che, a sua volta, collega il gruppo al substrato.

Possono essere aggiunti o rimossi da proteine, acidi nucleici o altre molecole, le cui azioni risultano modificate. Il gruppo metilico è, infatti, un radicale chimico labile, suscettibile di essere trasferito da una molecola all’altra, con conseguenze importanti dal punto di vista:

  • Chimico
  • Biochimico
  • Biologico

La reazione mediante la quale i gruppi metilici sono trasferiti è definita Metilazione.

La presenza di gruppi metilici in una molecola può condizionare la sua capacità di attraversare quella barriera che si oppone all’ingresso nel cervello di molecole potenzialmente dannose, la barriera emato-encefalica (BEE).

La caffeina, il componente principale del caffè, ad esempio, può entrare più facilmente nel cervello, rispetto alla teobromina, il componente principale della cioccolata, grazie alla presenza di 3 gruppi metilici nella sua molecola, rispetto ai 2 gruppi metilici presenti nella teobromina. È per questo motivo che il caffè ha, rispetto alla cioccolata, con la quale condivide altri effetti all’esterno del cervello, maggiori effetti sul sistema nervoso.

I cereali nell’esperienza millenaria della Medicina Tradizionale Cinese

I cereali, secondo la visione energetica della Medicina Tradizionale Cinese, rappresentano l’elemento base della dieta. Forniscono energia e resistenza; promuovono la stabilità e l’equilibrio emozionale. Sono soprattutto dolci e agiscono prevalentemente sul sistema energetico milza/Pancreas. La natura varia a seconda del tipo di cereale.

La loro scelta dovrebbe personalizzata in base a:

  • costituzione
  • segni e sintomi
  • inquadramento energetico (persone robuste e forti, persone deboli e fragili, segni calore, di freddo, di umidità, di secchezza, di vento).

Per persone in Eccesso:

Grano, orzo, riso (amaranto, segale)

Per persone in Deficit:

Avena, riso, farro, mais, miglio (grano, orzo pre tostato, avena ben cotta, quinoa)

In caso di segni di Calore:

Amaranto, grano, orzo (miglio)

In caso di segni di Freddo:

Avena, riso, mais (farro, quinoa, riso basmati)

In caso di segni di Umidità:

Miglio, segale, grano saraceno, mais, riso basmati (in piccole quantità, avena arrostita.

In caso di segni di Secchezza:

Grano, farro (riso dolce, quinoa, miglio, orzo arrostito prima della cottura, avena ben cotta)

In caso di segni di Vento:

Quinoa, avena cotta, grano (NO grano saraceno)

Giardiasi intestinale: la più diffusa infezione da parassita intestinale nel mondo

La Giardiasi intestinale è un’infezione intestinale dovuta ad un protozoo flagellato, binucleato, capace di infettare un ampio numero di ospiti mammiferi, compreso l’uomo.

L’uomo si infetta ingerendo cibo o alimenti contaminati con le cisti del parassita, oppure direttamente con le mani sporche.

La presenza di questo parassita a livello dell’intestino umano è molto diffusa nei paesi in via di sviluppo, con una prevalenza che varia tra il 20 ed il 30%, toccando punte del 100% in alcune popolazioni. Nei paesi sviluppati varia tra il 3 ed il 7%.

All’introduzione delle cisti fa seguito la liberazione dei trofozoiti. Sono le forme proliferative che, tramite il loro disco ventrale, aderiscono all’epitelio intestinale.

Notevole è la differenza di manifestazioni tra un soggetto infetto e l’altro. Nella maggior parte dei casi l’infezione è asintomatica. Altre possibilità sono: un’infezione acuta, manifestazioni intestinali croniche e manifestazioni extraintestinali. Le cause dell’estrema variabilità della giardiasi sono sconosciute. Probabilmente sono responsabili moletplici fattori, tra cui l’equilibrio del sistema immunitario dell’ospite.

I sintomi intestinali possono comprendere: diarrea, nausea, vomito, gonfiore e dolore addominale, perdita di peso e malnutrizione.

All’adesione dei trofozoiti all’epitelio intestinale fanno seguito alcuni fenomeni:

  • Morte cellulare programmata (apoptosi) delle cellule epiteliali che rivestono l’intestino (enterociti)
  • Malfunzionamento della barriera intestinale (intestino gocciolante, intestino poroso, leaky gut syndrome)
  • Accorciamento diffuso dell’orletto a spazzola formato dei microvilli, con associati deficit enzimatici (soprattutto disaccaridi per la digestione degli zuccheri), senza o con atrofia dei villi
  • Maldigestione e malassorbimento
  • Ipersecrezione di cloro
  • Aumento della velocità del transito intestinale

I microvilli al microscopio ottico sono apprezzabili come un orletto (orletto a spazzola) se sono fitti e ordinati, come avviene a livello dell’intestino tenue e dei tubuli convoluti renali.

Le manifestazioni extra-intestinali sembra possano verificarsi in un terzo di pazienti affetti da giradiasi, anche nel periodo post infezione:

  • Patologie oculari (iridocicliti, coroiditi, emorragie retiniche).
  • Artriti (soprattutto ginocchia e caviglie).
  • Allergie cutanee, orticaria (aumento delle IgE totali e delle IgE verso allergeni).
  • Miopatie (prevalentemente a carico dei muscoli prossimali degli arti e del collo). Sono legate al numero di scariche diarroiche e migliorano con la somministrazione di K ed il trattamento della diarrea.
  • Deficit dello sviluppo (bambini con maldigestione e malnutrizione).
  • Deficit cognitivi.
  • Sindrome fatica cronica.

Queste manifestazione possono accompagnare l’infezione iniziale o verificarsi qualche anno dopo. Nella maggior parte dei casi il trattamento antibiotico anti giardia è efficace. Ciò conferma il ruolo importante che la giardia può avere in diverse patologie extra-intestinali e suggerisce ulteriori studi per accertare la fisiopatologia di questa antica ma, ancora poco conosciuta, parassitosi.

Iperpermeabilita’ intestinale: il link tra cause e malattie

L’iperpermeabilità intestinale rappresenta Il link tra numerosi fattori, favorenti l’insorgenza delle malattie, e le malattie stesse.

La barriera intestinale separa i contenuto del lume intestinale (ambiente esterno) dal sangue (ambiente interno), col compito di favorire il passaggio di sostanze utili e indispensabili (nutrienti, acqua, minerali, vitamine, etc) impedendo, contemporaneamente, il passaggio di sostanze dannose (tossine, alimenti non digeriti, antigeni microbici, etc.).

Il malfunzionamento della barriera, perciò, può esprimersi su due piani, spesso combnati:

  • mancato assorbimento di sostanze utili e indispensabili
  • Passaggio di sostanze dannose

Al mancato assorbimento delle sostanze utili possono far seguito modificazioni della composizione corporea e sindromi carenziali, con conseguenze anche sul piano immunitario (malnutrizione energetica o, peggio, malnutrizione proteico-energetica, deficit di vitamine e Sali minerali).

L’iperpermeabilità intestinale, comportando un esagerato passaggio di antigeni e tossici (sindrome dell’intestino gocciolante, intestino poroso, leaky gut syndrome), sovraccarica il sistema immunitario, il fegato, gli organi, il tessuto connettivo e, infine, le cellule.

Tutte le sostanze tossiche penetrate attraverso l’intestino, tramite la circolazione portale, giungono al fegato. A questo livello le sostanze indesiderate vengono trattate (detossificazione) per essere eliminate, tramite la bile o i reni, senza arrecare danno al corpo.

Se il fegato non è in grado di espletare la sua azione detossificante, perché già compromesso o per un problema di sovraccarico tossico, le tossine, tramite la circolazione raggiungono gli organi, dove vengono, inizialmente, stoccate a livello del tessuto connettivo (matrice extracellulare). Infine, le tossine possono debordare dalla matrice fino ad invadere le cellule, innescando fenomeni degenerativi e neoplastici.

I numerosi antigeni di origine alimentare (macromolecole derivante dagli alimenti non ben digeriti) o  di derivazione microbica ed altre, creano una situazione di iperreattività che si esprime con allergie alimentari, intolleranze alimentari, malattie autoimmuni, malattie neurodegenerative, malattie cardio-vascolari.

Oltre alla tossicità cronica di basso grado, l’iperpermeabilità intestinale può generare una situazione di ‘’infiammazione cronica di basso grado’’, fattore favorente patologie autoimmuni, degenerative e neoplastiche, malattie cardio-vascolari e, per questo, considerata il ‘’killer silenzioso’’.

La barriera intestinale

In diverse aree del corpo esistono delle barriere tra ambiente interno ed ambiente esterno, delineate da un rivestimento formato da cellule epiteliali. L’epitelio di rivestimento delle pareti dell’intestino rappresenta la più grande e più importante barriera tra gli ambienti esterno ed interno.

Questa barriera ha due opposte funzioni:

  • farsi attraversare liberamente da sostanze contenute nel lume intestinale (acqua, elettroliti, nutrienti), per essere assorbite ed entrare nel sangue circolante
  • bloccare il passaggio di tossine, antigeni, germi, macromolecole non completamente digerite ed altre sostanze indesiderate

Se, per una serie di cause, si formano delle zone franche di accesso, non controllate, queste sostanze dannose possono raggiungere il sangue ed il resto del corpo innescando un serie di processi patologici alla base di numerose patologie.

La barriera può mantenere questo comportamento selettivo grazie alla presenza di complessi sistemi proteici che formano delle giunzioni tra le cellule adiacenti, in grado di chiudere gli spazi tra le cellule, impedendo il libero passaggio.

Si conoscono 3 complessi proteici giunzionali:

  • Desmosomi
  • Giunzioni aderenti
  • Tight Junctions (TJ)

L’assorbimento selettivo avviene attraverso due vie distinte:

Attraverso le cellule (trans cellulare: per acqua e soluti come aminoacidi, zuccheri, acidi grassi a catena corta ed è regolato da trasportatori selettivi)
Tra le cellule (paracellulare: per ioni r cellule ed è regolato alle Tight Junctions, presenti in sede apico-laterale, tra le cellule adiacenti). Le TJ si modificano per regolare in modo selettivo la permeabilità nei confronti delle diverse sostanze.
Studi in vivo e in vitro indicano che la compromissione dell’integrità delle TJ sono esponsabili di una condizione nota come iperpermeabilità intestinale (intestino poroso, intestino gocciolante, Leaky Gut Syndrome). L’apertura e la chiusura delle TJ, in condizioni normali, è rigidamente regolata.

La barriera mal funzionante consente l’anomalo passaggio (traslocazione) di tossine, microbi ed altre sostanze indesiderate, dal lume intestinale alla circolazione sanguigna.

L’omeostasi intestinale viene compromessa e crea numerose conseguenze non soltanto a livello intestinale ma in tutto il corpo.

Composizione, ultrastruttura e funzione delle TJ si modicano per azione di proteine intracellulari e del citoscheletro.

Batteri patogeni possono compromettere la permeabilità intestinale o direttamente (proteasi batteriche, fosforilazione, defosforilazione), alterando le TJ, oppure indirettamente, agendo sulle proteine intracellulari o sul citoscheletro.

Alcuni batter patogeni potrebbero utilizzare le proteine delle TJ per il processo di internalizzazione, per poi rompere la barriera.

Le TJ sono legate all’actina del citoscheletro tramite proteine intracellulari.

Curcumina e spirulina proteggono il fegato

Tutte le patologie croniche del fegato possono avere un’evoluzione verso la fibrosi, la cirrosi, l’ipertensione portale, l’insufficienza epatica e la degenerazione neoplastica. Le cause più frequenti sono alcuni virus (HBV, HCV), l’eccesso alcolico, le degenerazione grassa. Tutti questi fattori hanno in comune il danno epatico che comporta l’attivazione di fattori che hanno lo scopo di riparare, attivando molecole segnale che producono un’ampia produzione di collageno ed altre proteine.

Molti studi hanno indicato che la spirulina può essere utile nel trattamento di patologie croniche, grazie alle sue molteplici proprietà antiossidanti, anti infiammatorie, anti tumorali, immunomodulanti, ipolipemizzanti.

Alcune evidenze indicano, anche, la possibilità di arrestare o invertire il processo di fibrogenesi a livello epatico, grazie al suo contenuto in selenio, carotenoidi, fenoli, clorofilla, ficocianine, acido ϒ-linolenico (precursore degli ω-3).

La spirulina, infatti, può interferire col processo di fibrogenesi a vari livelli:

  • Apoptosi dei miofibroblasi
  • Riduzione delle citochine pro infiammatorie
  • Inibizione della fagocitosi da parte delle cellule di Kupffer
  • Contrasto dello stato ossidativo tissutale che attiva le cellule stellate (la ficocianobilina inibisce l’enzima NADPH ossidasi con azione pro ossidante)

Diverse ricerche hanno ormai dimostrato che la curcuma contiene diverse sostanze terapeuticamente efficaci, la più importante delle quali è la curcumina. Alcuni studi hanno evidenziato che la curcumina può arrestare il processo fibrogenico e, talora, invertirlo.

  • La curcumina è antiossidante, ha azione anti infiammatoria cronica, riduce le molecole che possono danneggiare il fegato
  • Induce la morte cellulare programmata delle cellule stellate (apoptosi), che rappresentano il primo evento che porta alla fibrosi
  • La curcumina inibisce i segnali mediati da NFkB, ERK, TGF-β. Si tratta di molecole segnale che, in seguito al danno epatico, favoriscono la fibrosi.
  • La curcumina ha un forte potere antiossidante. I radicali liberi (ROS e NOS), prodotti in seguito al danno epatico, attivano le cellule stellate, punto di partenza della fibrosi epatica, nel tentativo di riparare il danno.
  • La curcumina inibisce l’infiammazione generata dal danno epatico. L’infiammazione attiva e cellule stellate, con azione fibrogenica.

Il lobulo epatico: la più grande unità funzionale del fegato

Il lobulo epatico è la più grande unità funzionale del fegato, con aspetto poligonale, ai cui angoli si riscontra una struttura ripetitiva costituita dalla triade portale (ramo vena porta, ramo arteria epatica, dotto biliare). In posizione centrale è localizzata la vena centrolobulare. Le cellule epatiche formano dei cordoni cellulari che accompagnano i sinusoidi epatici. Questi, disposti a raggiera, connettono i rami della vena porta con la vena centrolobulare. Tra le cellule epatiche si formano appositi spazi che rappresentano i canalicoli biliari. Le cellue epatiche sono separate dai sinusoidi dallo Spazio di Disse.

Le cellule parenchimali del fegato sono chiamate epatociti, disposti accanto ai sinusoidi epatici, dai quali sono separati per la presenza dello spazio di Disse, un sistema di vasi che connettono un segmento di vena porta (porta il sangue proveniente dall’intestino, contenente i prodotti dell’assimilazione, al fegato), alla vena epatica centrale del lobulo. La posizione degli epatociti, accanto ai sinusoidi epatici, è strategica ai fini degli scambi tra il parenchima epatico ed il sangue proveniente dall’intestino.

I sinusoidi sono rivestiti da due tipi di cellule:

  • Cellule endoteliali.
  • Cellule con funzione fagocitaria (macrofagi) definite cellule di Kupffer che fagocitano globuli rossi morti, materiale corpuscolato, microrganismi.

Il sangue proveniente dall’intestino giunge al fegato attraverso la vena porta, un cui ramo è posto alla periferia del lobulo epatico. Quindi passa nei sinusoidi epatici, in stretto rapporto con gli epatociti. Infine, i sinusoidi epatici drenano nella venta centrolobulare. Il flusso di sangue, perciò, va dalla periferia verso il centro del lobulo. La bile, invece, fluisce attraverso spazi ricavati tra gli epatociti, procedendo dall’interno verso l’esterno.

Le cellule endoteliali dei sinusoidi epatici hanno dei pori, i più grandi dei quali sono chiamati finestre. Inoltre, la membrana basale è discontinua e non ostruisce. Questo consente al plasma (ma non al sangue ed alle piastrine) di passare negli spazi peri sinusoidali (spazi di Disse).

Gli epatociti posseggono molti microvilli che si proiettano in questi spazi per aumentare la superficie assorbente. Lo spazio di Disse contiene anche lipociti che immagazzinano grasso e vitamina A. Possono anche divenire contrattili e produrre fibre Collagene di tipo III (reticolari), riscontrate nello spazio di Disse. Gli epatociti sintetizzano e rilasciano la bile in un sistema di canalicoli (spazi tra gli epatociti, senza una vera struttura tubulare) presenti tra gli adipociti adiacenti. I canalicoli si svuotano nei brevi canali di Hering vicino all’area portale, dove si aprono nei dotti biliari.

Il lobulo epatico contiene, oltre alla cellule parenchimali, anche cellule non parenchimali:

  • Le cellule stellate (si trovano nello spazio di Disse, allo stato quiescente).
  • Le cellule endoteliali e le cellule di Kupffer nel rivestimento dei sinusoidi epatici.